domenica 7 ottobre 2018

VENOM: IL CINECOMIC BIFRONTE

Con una certa sorpresa al momento dell'annuncio della partnership tra Sony e Marvel per l'inclusione all'interno dell'universo diegetico degli Avengers del personaggio di Spider-Man, i cui diritti pertengono alla multinazionale d'origine nipponica, è stata resa pubblica anche l'intenzione di produrre degli spin-off legati al mondo di Peter Parker e che il primo di questi sarebbe stato dedicato a Venom, uno dei suoi villain più celebri. Proprio in questi giorni Venom, diretto da Ruben Fleischer, arriva nelle sale di tutto il mondo, forte del rinnovato entusiasmo nei confronti dell'Uomo ragno, sebbene questi non appaia mai nel film, e del carisma della star Tom Hardy, produttore dell'opera e interprete proprio del cattivo divenuto in questo caso protagonista. Al momento il debutto ai botteghini mondiali si sta rivelando estremamente positivo, al contrario delle recensioni anglosassoni che infieriscono oltremodo sulla qualità della sceneggiatura.

Il film, come da manuale della origin story tipica dell'ormai codificato genere del cinecomic, introduce al pubblico la figura di Eddie Brock (Tom Hardy), reporter d'assalto di una emittente televisiva sempre pronto ad attaccare senza peli sulla lingua i poteri forti e a difendere gli indigenti. Proprio in tale ottica disobbedisce alle direttive del proprio datore di lavoro nel momento in cui gli viene chiesto di intervistare in maniera docile Carlton Drake, CEO della multinazionale Life Foundation attraverso la quale conduce esperimenti illegali per poter fondere esseri umani a forme di vita aliene chiamate Simbionti, parassiti in grado di sopravvivere sulla Terra solamente all'interno di un organismo ospite. Il protagonista sfrutta per poter mettere in difficolta l'intervistato alcuni file trovati sul portatile della fidanzata Anne (Michelle Williams), avvocato assegnato dalla propria società in difesa della stessa Life Foundation in merito ad alcune accuse molto pesanti. Il subdolo magnate interrompe bruscamente la chiacchierata con il giornalista e ne distrugge letteralmente ogni velleità di continuare con la propria professione, in contemporanea con la reazione furibonda di Anne che lascia immediatamente il proprio uomo non appena viene licenziata a causa del suo comportamento avventato. Dopo svariati mesi passati a cercare lavoro in perenne stato di ebbrezza Brock viene contattato da una ricercatrice della compagnia che lo ha ridotto sul lastrico. La donna gli racconta delle orribili colpa del suo capo e lo porta con sé nei laboratori della società per permettergli di scattare foto compromettenti. La missione segreta del protagonista gli cambierà per sempre la vita: senza volerlo viene attaccato da uno dei Simbionti che troverà nell'uomo il perfetto ospite con il quale convivere, dando la vita all'inarrestabile Venom.

Chiunque abbia una minima dimestichezza con le avventure a fumetti o le serie animate dedicate a Spider-Man sa come Venom sia uno dei villain più violenti dell'intero universo creato da Stan Lee e complesso da un punto di vista piscologico e morale, rispecchiando in tal senso lo stile del suo ideatore Todd McFarlane e dell'intero settore supereroistico tra gli anni '80 e '90. In virtù di questa ben nota caratterizzazione e anche a causa del successo non del tutto atteso di cinecomics vietati ai minori come Deadpool (Tim Miller, 2016) e Logan (James Mangold, 2017) era lecito aspettarsi un prodotto furente, selvaggio e ai limiti dell'horror e invece il Venom di Fleischer rispecchia a pieno l'identità del proprio autore e la volontà di allinearsi agli standard del MCU, dal quale mantiene una certa indipendenza ma pur sempre nei limiti imponibili a una pellicola ambientata in quel determinato universo diegetico. Il regista di Zombieland (2009) per l'occasione pesca a piene mani dall'intero bagaglio rappresentato dalla propria filmografia integrando sia la sua predilezione nei confronti dell'ironia dissacrante, ai limiti del black humour, che la capacità di mescolare atmosfere e generi, proprio come accadeva nel succitato film d'esordio o nel poco fortunato Gangster Squad (2013). Il lungometraggio in questione si rivela infatti, in maniera piuttosto evidente, una sorta di Giano bifronte nel quale coesistono due anime ben distinte: una prima, maggiormente rilevante durante la prima metà del film, prettamente cupa che trova nella prima sequenza la sua massima espressione in termini di qualità visiva e aderenza a toni action prettamente innestati in una contemporaneità facilmente equiparabile alla nostra mentre l'altra metà dell'opera rispecchia una seconda essenza della stessa ben più disposta a prendersi gioco della serietà messa in mostra precedentemente e nella quale domina su tutto il singolare rapporto di "amicizia" che si instaura tra Eddie e il Simbionte, causa di momenti da commedia d'azione quasi slapstick contaminati però da quell'umorismo nero al quale ho accennato. Con l'avanzare della storia i due poli del film finiscono per confluire diluendo fino a rendere molto labili i confini tra i due, in un percorso che sembra correre parallelamente alle sorti della convivenza sui generis tra uomo e alieno in un solo corpo. Proprio come il personaggio di Tom Hardy arriva nel finale a chiarire, con tanto di primo piano con sguardo in macchina, che da questo momento in poi esiste un "noi" chiamato Venom, composto dall'unione di due losers in cerca di riscatto, il film sembra in quella ultima sequenza raggiungere la piena maturità di una iniziazione che ha permesso a due metà distanti di diventare una squadra e infine formare un unico lungometraggio coeso, capace di unire con consapevolezza gli istinti bestiali dell'una all'ironia sorniona dell'altra.

Venom risulta dunque a tutti gli effetti un caso di Giano bifronte all'interno dell'ormai sempre più esteso panorama dei cinecomics, un prodotto in grado di unire due volti quasi opposti senza risultare indigesto o tedioso per lo spettatore, raggiungendo così l'obiettivo principale di qualsiasi blockbuster e lasciando presagire, anche grazie all'intrigante scena post-credit, un futuro luminoso per i suoi sequel.

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