mercoledì 15 febbraio 2023

BONES AND ALL: IL ROMANTICISMO SECONDO LUCA GUADAGNINO

Reduce dal successo universale ottenuto da Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name, 2017), Luca Guadagnino avrebbe potuto continuare a cavalcarne l'onda con altre produzioni simili, sfruttando anche il recente ritorno in voga del cinema indipendente grazia a MUBI e A24, ma con  notevole coraggio ha deciso di percorrere la strada di un inusuale rivisitazione secondo la propria sensibilità del genere horror, prima con il remake Suspiria (2018) e in seconda istanza con Bones and All (2022). Tratto dall'omonimo romanzo di Camille DeAngelis, quest'ultimo viene presentato in concorso al Festival di Venezia, dove ottiene sia il Leone d'argento che il Premio Mastroianni per il miglior attore emergente. Un trionfo a cui non fa seguito una pari accoglienza da parte del pubblico, probabilmente poco avvezzo al gore.

Ambientata negli Stati Uniti degli anni Ottanta, la pellicola segue la drammatica scoperta da parte di Maren (Taylor Russell) di aver ereditato dalla madre mai conosciuta una incontrollabile fame di carne umana. Abbandonata dal padre, incapace di sopportare ulteriormente una vita in fuga per proteggere i propri cari dalle conseguenze di questi pasti, la ragazza inizia a vagare per il paese alla ricerca proprio della madre, incontrando sul proprio cammino altre persone affette dalla sua stessa condizione, tra cui Lee (Timothée Chalamet), con il quale trova una insperata affinità.

Per il suo primo lungometraggio girato interamente in terra americana Guadagnino opta per un particolare ibrido di generi, nel quale però prevale quello con cui molti autori europei identificano la Terra dei sogni: il road movie. Bones and All, pur mettendo in scena senza alcuna remora momenti di cannibalismo ad alto tasso di violenza grafica, proprio come accadeva negli anni Settanta e Ottanta in Italia, si rivela a tutti gli effetti un Bildungsroman con al centro un'adolescente in fuga, tra paesaggi tipici dell'immaginario collettivo del continente americano, come deserti, cittadine di provincia e desolate campagne popolate da redneck. Un chiaro omaggio alla New Hollywood, ai suoi giovani antieroi e a un uso degli ambienti di chiara matrice sturmunddranghiana, in quanto diretta emanazione del mondo interiore dei personaggi. Impossibile non riscontrare sia nella raffinata fotografia, che nella coppia di protagonisti un costante punto di riferimento in La rabbia giovane (Badlands, 1973): l'esordio dietro la macchina da presa di Terrence Malick portava su schermo la fuga da una vita tristemente borghese e ordinaria di una coppia di outsider, capaci di amarsi e al contempo fare del male a se stessi e agli altri, esattamente come Maren e Lee. Questi ultimi, difatti, grazie anche all'atipico olfatto sviluppato da tutti i cannibali dell'universo ideato dal regista palermitano, avvertono immediatamente la connessione che li lega, scoprendo persino quel primo amore tipico della loro età ma in condizioni di assoluta alterità rispetto ai coetanei, simboleggiata dall'irrefrenabile appetito di carne umana. Più che una provocazione fine a se stessa o unicamente a deliziare gli spettatori appassionati di splatter, Guadagnino utilizza questa macabra dipendenza come allegoria di qualsivoglia forma di diversità verso le imposizioni socio-culturali di un modello borghese a sua volta evocato tramite l'ambientazione: l'ormai famigerata era reaganiana dominata da un edonistico culto della superficie e del conformismo, a discapito di qualunque individualità non consona al modello wasp. Certamente alcuni dei cannibali ritratti nel corso della pellicola si rivelano tutt'altro che adatti a farsi oggetto dell'empatia del pubblico, così come viene sottolineato il sogno dei due ragazzi di trovare insieme una propria versione di una normale vita di coppia, il più possibile priva di omicidi, ma risulta evidente l'indulgenza e la partecipazione emotiva della cinepresa nei loro confronti, alla stregua di mostri di Frankenstein la cui unica colpa risiede nell'essere nati diversi dalla maggioranza.

Bones and All rappresenta, in conclusione, un coraggioso e accorato ritratto della maturazione di una coppia di adolescenti in un mondo che non accetta la loro più autentica essenza; dei novelli Werther in lotta per accettare se stessi e la dicotomia con tutto ciò che li circonda che rende il film un vero e proprio aggiornamento al mondo post-capitalista dell'intemperie romantica esplosa a cavallo tra XVII e XVIII secolo in Germania, non a caso paese al centro del precedente Suspiria.