Dopo aver vissuto anni tra gli alfieri di un cinema europeo visivamente estremo e fieramente antihollywoodiano, Lanthimos ha raggiunto specie con La favorita (The Favourite, 2018) il circuito del mainstream, tanto da ricevere numerose candidature agli Academy Awards. Quest'anno si trova nuovamente tra i protagonisti assoluti della kermesse con Povere Creature! (Poor Things, 2023), forte di un successo unanime tra i critici e anche di numeri egregi dal punto di vista economico, considerando peraltro la crisi in cui versa il box office di recente.
Povere creature! inizia tra singolari macchinari medici, scienziati che sfidano le possibilità del sapere umano, freaks in stile Todd Browning e un mix di bianco e nero e angolazioni anticlassiche che non possono non rimandare all'espressionismo tedesco e alle sue filiazioni americane in seno a horror e noir, ossia il terreno maggiormente battuto dalla golden age del cinema per parlare di diversità, reietti della società e dei recessi più oscuri del conformismo borghese. Questo incipit, che sembra voler limitare l'ambizione di Lanthimos a una "semplice" riproposizione del sempiterno mito del mostro di Frankenstein, è seguito però da una radicale trasformazione estetica nel momento in cui Bella lascia il nido e spicca il volo verso il resto del continente, con il sopraggiungere di cromatismi vitalisticamente esasperati che ricordano le pellicole colorate a mano di Méliès o i lavori di Jan Švankmajer, in particolare Alice (Nêco z Alenky, 1988), che adatta con piglio surrealista uno dei riferimenti più evidenti per l'opera in analisi. In questo caso però non è una ragazzina qualunque a finire in uno strampalato mondo alternativo, bensì una donna completamente scevra da ogni influenza della società civile a ritrovarsi completamente spaesata nel dover entrare in contatto con la nostra realtà, che infatti le appare estremamente grottesca e irta di ingiustizie e controsensi. Perché avversare l'autoerotismo quando provoca così tanto piacere? Com'è possibile vedere tanta povertà mentre pochi fortunati possono godere di privilegi del tutto immeritati? E, soprattutto, come mai una donna non può scegliere di vivere come più le aggrada, dovendo sempre finire tra le mire possessive di qualche uomo?
Con Povere creature! Lanthimos lancia uno sberleffo a chi spesso lo accusava di perseguire il mito di Kubrick girando un film orgogliosamente immaginifico e vitalistico, proprio come la sua protagonista.