sabato 2 marzo 2024

POVERE CREATURE! : IL BUON SELVAGGIO SECONDO LANTHIMOS

Dopo aver vissuto anni tra gli alfieri di un cinema europeo visivamente estremo e fieramente antihollywoodiano, Lanthimos ha raggiunto specie con La favorita (The Favourite, 2018) il circuito del mainstream, tanto da ricevere numerose candidature agli Academy Awards. Quest'anno si trova nuovamente tra i protagonisti assoluti della kermesse con Povere Creature! (Poor Things, 2023), forte di un successo unanime tra i critici e anche di numeri egregi dal punto di vista economico, considerando peraltro la crisi in cui versa il box office di recente.




Ambientato in una versione alternativa e vagamente steampunk della Belle Époque, il film segue le disavventure di Bella (Emma Stone), donna sopravvissuta a un tentato suicidio grazie all'intervento dello scienziato Godwin Baxter (Willem Dafoe), che per tenerla in vita le trapianta il cervello del bambino che portava in grembo. Per questo è costretta a imparare tutto della vita esattamente come un neonato, con una busca accelerazione nel processo impressa dall'incontro con il libertino Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), con il quale fugge in giro per l'Europa, scoprendo finalmente il mondo esterno alla casa del medico e soprattutto se stessa.



Povere creature! inizia tra singolari macchinari medici, scienziati che sfidano le possibilità del sapere umano, freaks in stile Todd Browning e un mix di bianco e nero e angolazioni anticlassiche che non possono non rimandare all'espressionismo tedesco e alle sue filiazioni americane in seno a horror e noir, ossia il terreno maggiormente battuto dalla golden age del cinema per parlare di diversità, reietti della società e dei recessi più oscuri del conformismo borghese. Questo incipit, che sembra voler limitare l'ambizione di Lanthimos a una "semplice" riproposizione del sempiterno mito del mostro di Frankenstein, è seguito però da una radicale trasformazione estetica nel momento in cui Bella lascia il nido e spicca il volo verso il resto del continente, con il sopraggiungere di cromatismi vitalisticamente esasperati che ricordano le pellicole colorate a mano di Méliès o i lavori di Jan Švankmajer, in particolare Alice (Nêco z Alenky, 1988), che adatta con piglio surrealista uno dei riferimenti più evidenti per l'opera in analisi. In questo caso però non è una ragazzina qualunque a finire in uno strampalato mondo alternativo, bensì una donna completamente scevra da ogni influenza della società civile a ritrovarsi completamente spaesata nel dover entrare in contatto con la nostra realtà, che infatti le appare estremamente grottesca e irta di ingiustizie e controsensi. Perché avversare l'autoerotismo quando provoca così tanto piacere? Com'è possibile vedere tanta povertà mentre pochi fortunati possono godere di privilegi del tutto immeritati? E, soprattutto, come mai una donna non può scegliere di vivere come più le aggrada, dovendo sempre finire tra le mire possessive di qualche uomo?


Bella affronta un percorso di formazione di chiara matrice rousseauiana in cui, attraverso un'ironia davvero tagliente e mai accomodante, mette alla berlina tutte le contraddizioni della socialità classista e patriarcale di fine Ottocento (e non solo), tramite gli occhi innocenti di un buon selvaggio la cui maturazione avviene tutta nella propria interiorità, avendo il privilegio di nascere già adulto. Tutto ciò viene accompagnato da una consequenziale trasformazione anche della forma filmica, che segue un percorso cinefilo da un epoca della Settima arte all'altra, come a voler sottolineare il ruolo privilegiato della stessa nel raccontare le mutazioni del reale grazie alla capacità mitopoietica delle immagini in movimento, specialmente quando scelgono fieramente di trascendere i limiti di quel realismo divenuto paradigma di qualità proprio nel pieno della seconda metà del XIX secolo. 

Con Povere creature! Lanthimos lancia uno sberleffo a chi spesso lo accusava di perseguire il mito di Kubrick girando un film orgogliosamente immaginifico e vitalistico, proprio come la sua protagonista.