mercoledì 20 febbraio 2019

THE DISASTER ARTIST: L'ELOGIO DELLA FOLLIA DI FRANCO/WISEAU

Film di culto è un'etichetta spesso utilizzata a sproposito all'interno della giungla di opinioni che popola il web 2.0 ma, in estrema sintesi, si può definire tale un'opera capace di trovare un lento ma inesorabile successo, spesso grazie al passaparola tra appassionati, solamente in un momento successivo all'uscita nelle sale. Non vi è alcun nesso necessario tra cult movie e pellicola di qualità dunque, anzi ormai è entrata nel gergo di qualunque cinefilo l'espressione "so bad it's good" per definire proprio quei lavori così orribili da diventare divertenti e appassionanti. All'interno di questo sottobosco troneggia e probabilmente continuerà a farlo in eterno The Room, film del 2003 scritto, diretto e prodotto da uno dei personaggi più enigmatici che abbia mai avuto a che fare con la settima arte: Tommy Wiseau. Il mastodontico disastro in questione ha conquistato lentamente ma inesorabilmente un largissimo numero di appassionati, fino a ispirare nel 2017 The Disaster Artist, trasposizione filmica diretta e interpretata da James Franco del romanzo scritto da Greg Sestero (migliore amico e "complice" di Wiseau) sulla lavorazione del famigerato "Quarto Potere dei film brutti". L'incontro tra due menti bizzarre come quelle del poliedrico attore e cineasta statunitense con il misterioso "artista" perennemente in occhiali da sole decreta la nascita di quella che, a oggi, è considerata l'opera più riuscita di Franco, premiato persino con un Golden Globe.

Il lungometraggio mostra la nascita dell'amicizia tra Greg (Dave Franco) e Tommy (James Franco), coppia tutt'altro che ordinaria: giovanissimo, belloccio ma impacciato il primo; stralunato, dotato di uno strano accento ma fieramente convinto dei propri mezzi il secondo. Sarebbe impossibile descrivere qui tutte le stranezze di Wiseau ma ciò che conta è quel sogno che accomuna i due amici opposti, ossia l'ambizione di diventare attori famosi e conquistare Hollywood. Senza rifletterci più di tanto i protagonisti si trasferiscono proprio a Los Angeles, vivendo a spese del vampiresco personaggio interpretato dallo stesso regista, ma a ogni audizione o provino ricevono solo secchi rifiuti. Proprio quando sembra che l'incrollabile ottimismo di Tommy stia per crollare Greg riesce a ricordargli il loro patto fraterno di non arrendersi mai e in quel momento nella sua mente nasce l'idea di fregare gli studios girando un film tutto loro, un film indipendente colmo della visione del cinema e della vita di Wiseau. Il famigerato The Room diventa realtà.

La prima cosa che debbo ammettere è questa, The Disaster Artist trae ispirazione da fatti reali talmente assurdi da provocarmi un effetto esilarante anche solo nel doverne scrivere e il merito di ciò sta in buona parte proprio nel lavoro di Franco come regista e attore, capace di interpretare con una fedeltà assoluta tutte le stramberie del proprio alter ego, così come di donare efficacia comica costante alla propria opera. Eppure il film in questione è tutt'altro che una semplice commedia. In fondo sarebbe stato abbastanza semplice per un interprete d'esperienza come il candidato all'Academy Award per 127 ore (127 Hours, Danny Boyle, 2010) realizzare un lungometraggio completamente centrato sulla grottesca caricatura di un personaggio già comico di suo nel tentativo di strappare risate facili. Il vero lavoro di regia e sceneggiatura che eleva la pellicola in questione risiede nella capacità di mostrare l'umanità dietro la smania di protagonismo di Wiseau, l'amaro dietro il riso scaturito da certe battute, l'ossessione per la fama e la paura del tradimento che riescono a trasparire persino tra le maglie delle sgrammaticate scene di The Room, peraltro ricreate con un lavoro di remake shot-for-shot all'interno della pellicola che ricorda Psycho di Gus Van Sant (1998).  La ricostruzione dell'eccentrico attore-regista a opera di Franco si dimostra una vera e propria esemplificazione contemporanea del concetto di umorismo pirandelliano, di quel sentimento del contrario che si insinua in ogni momento comico del film fino a scaturire come un'eruzione vulcanica nel momento in cui l'amicizia tra i due protagonisti sembra infrangersi per sempre. Proprio il rapporto che si crea tra due figure diversissime quali Tommy e Greg, affrontato con un rispetto inconsueto per sentimenti di questo tipo all'interno del cinema comico, con la sua costante centralità contribuisce a rendere evidente l'interesse sincero del regista nei confronti di una rappresentazione onesta e approfondita del Wiseau uomo, non più semplice fenomeno da deridere o venerare all'interno di qualche serata cinefila di dubbio gusto. A mio avviso questo sincero rispetto verso la dimensione umana del personaggio tradisce una vicinanza, una sorta di gioco di specchi che unisce proprio quest'ultimo e l'autore stesso, insieme alla crew di amici attori e registi con i quali ha spesso diviso le scene e che in questo caso rivestono ruoli più o meno importanti (da Seth Rogen a Zac Efron, passando ovviamente per il fratello Dave Franco). Il cineasta di Palo Alto, insieme ai suoi amici/colleghi appena citati, condivide con il creatore di The Room quel misto tra ambizione di imporre il proprio nome nel firmamento hollywoodiano, una certa dose di esibizionismo esaltato da comportamenti pubblici sopra le righe e, al contempo, una fragilità che emerge da questi atteggiamenti spavaldi. James Franco sembra soffrire come il suo personaggio del timore di non avere abbastanza talento, di essere solamente un giullare per il pubblico e di non essere in grado di raggiungere le vette artistiche toccate da James Dean, al quale spesso è stato accostato e, non a caso, idolo anche di Wiseau.

The Disaster Artist rappresenta dunque ciò che la commedia è in grado di fare quando girata con perizia e intelligenza, ossia far ridere qualsiasi tipologia di spettatore permettendogli al contempo di riflettere su questioni di umanità nuda e cruda. In questo caso Franco riesce persino a mettere a nudo una parte della propria anima spesso fin troppo nascosta sotto foto scabrose sui social e una carriera altalenante, dimostrando come si possa nascondere la vera essenza di un artista anche in un guitto. L'arte di un folle che interpreta un folle.

Nessun commento:

Posta un commento