mercoledì 19 settembre 2018

DARK PLACES: L'INFERNO DANTESCO DELLA MEMORIA

Il grande successo di critica e pubblico ottenuto da Gone Girl di David Fincher (2014) ha spalancato le porte del cinema mainstream ai romanzi della scrittrice statunitense Gillian Flynn, autrice peraltro della sceneggiatura della pellicola con Ben Affleck e Rosamund Pike. Sulla scia di questo momento di grande fama da parte dei romanzi della stessa nel 2015 è arrivato nelle sale Dark Places - Nei luoghi oscuri (Dark Places), diretto e adattato per il grande schermo da Gilles Paquet-Brenner e prodotto dalla star del film, Charlize Theron. Nonostante l'enorme richiamo offerto dall'attrice sudafricana, specie dopo il trionfo di Mad Max: Fury Road (George Miller, 2015), l'opera viene distribuita limitatamente negli USA e anche all'estero non conquista i favori degli spettatori, probabilmente a causa di aspettative troppo legate alla formula del già citato lavoro di Fincher.

Charlize Theron interpreta Libby Day, unica sopravvissuta al massacro della sua famiglia nel 1985 per il quale è stato condannato all'ergastolo il fratello maggiore Ben (Corey Stoll), già invischiato in accuse di pedofilia legate al satanismo. Da quell'infausto giorno la protagonista ha vissuto solamente tramite le donazioni di tutte quelle persone che le hanno inviato denaro dopo averne conosciuto la storia attraverso televisione e giornali ma dopo tanti anni la sua tragedia è ormai finita nel dimenticatoio e con essa i conseguenti mezzi di monetizzazione della stessa. In estremo bisogno di denaro Libby riceve un'offerta da Lyle (Nicholas Hoult), proprietario di alcune lavanderie che le chiede di collaborare con le indagini in corso di svolgimento da parte del suo club di appassionati di crimini irrisolti. L'uomo e altri membri dell'associazione sono convinti che Ben sia innocente e vorrebbero riaprire il processo a suo carico ma hanno pochi giorni per procedere e nessuna prova, se non la consapevolezza oggettiva che le indagini svolte siano state piene di vizi di forma e contraddizioni dovute alla fretta di incastrare il giovane con la passione per l'heavy metal. Il bisogno di soldi di Libby fa sì che superi le sue iniziali perplessità, convincendola ad affrontare finalmente il suo passato.

Strutturato narrativamente come un puzzle formato da tessere sia passate che presenti che si incastrano con il passare dei minuti Dark Places si distacca completamente dall'impostazione con repentini ribaltamenti dei punti di vista presente in Gone Girl e probabilmente questo non ha giocato a suo favore nel momento del suo arrivo in sala. Certamente il lavoro di Fincher possiede una ricerca estetica e uno scavo profondo all'interno delle contraddizioni morali del modello sociale occidentale sui quali probabilmente il film analisi non può contare ma sarebbe un errore metodologico evidente paragonare i due film semplicemente perché tratti da due romanzi della medesima autrice. Il film diretto dal cineasta francese palesa immediatamente la sua volontà di abbandonare ogni velleità di sorprendere il pubblico come in un giallo di Agatha Christie circa la verità dietro l'assassinio al centro dell'intreccio semplicemente perché il vero cuore dello stesso è il viaggio attraverso la memoria e l'offuscamento di questa da parte della protagonista. L'intero lungometraggio si dipana come una vera e propria discesa negli inferi da parte di Libby, sospesa per anni in un limbo sovvenzionato dalle donazioni ricevute nel quale non è mai divenuta davvero una donna adulta non avendo mai lavorato ed essendosi privata ogni relazione degna di questo nome con il mondo esterno. L'incontro con Lyle, la sua convinzione circa l'innocenza di Ben e l'estremo bisogno di soldi costringono la superstite a fare finalmente i conti con quel passato che è divenuto, per sua stessa ammissione, sempre più nebuloso, corrotto dalla rabbia e da un sotteso senso di colpa per aver mentito alla polizia. Debby per poter ricostruire la vicenda viene suo malgrado portata a dover attraversare una lunga serie di giorni infernali degni della Divina Commedia dominati da uno o una coppia di personaggi coinvolti nella strage della famiglia Day, ognuno sconvolto da un determinato peccato che ha contribuito all'incarcerazione del fratello della protagonista, compreso quest'ultimo. Dalla ragazzina che si era inventata la storia circa le molestie sessuali di Ben alla ex fidanzatina incinta l'unica sopravvissuta alla tragedia finisce per constatare come una lunga serie di menzogne tenute nascoste per decenni abbia distrutto la vita non solo del presunto assassino ma anche degli stessi bugiardi, divenuti tutti nel presente degli adulti soli e incapaci di superare il trauma, proprio come lei. La sbrigativa e priva di grandi colpi di scena risoluzione dell'enigma dunque diventa una autentica scelta di priorità da parte del regista, il quale, in quanto autore della sceneggiatura, opta volontariamente per porre la propria lente d'ingrandimento sul percorso di maturazione e di ricostruzione della protagonista, ennesima figura di essere umano dall'io fortemente scisso presente nel cinema contemporaneo e alle prese con le conseguenze più nefaste dell'incapacità della memoria dell'uomo di ricostruire fedelmente l'oggettività della realtà.

Dark Places, grazie anche alla presenza nel cast di attori di grande livello (da menzionare l'interpretazione di Chloe Grace Moretz nei panni della ragazza di Ben Day al tempo dell'omicidio), rappresenta un'interessante escursione attraverso il tentativo di una donna mentalmente ed emotivamente spezzata di ricomporre i pezzi della propria persona, arrivando finalmente a cominciare una vita reale solamente dopo aver affrontato i demoni che abitano il proprio infernale passato.

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