mercoledì 22 marzo 2023

SCREAM VI: DAL REQUEL AL RIAVVIO DELLA SAGA

Con un mercato sempre più complesso da leggere e dominare, sconvolto dal ruolo sempre più preminente dello streaming casalingo e da una pandemia che ha ulteriormente ridotto l'abitudine a usufruire della sala cinematografica, Hollywood ha cercato a più riprese di sfruttare la nostalgia imperante, specie tra i millennials, per giocare sul sicuro, riesumando franchise di successo, anche a distanza di decadi dalla loro ultima comparsata sul grande schermo. I risultati sono stati spesso mediocri, anche da un punto di vista prettamente economico, ma un'eccezione a questo trend è rappresentata da Scream (Matt Bettinelli-Olpin, Tyler Gillet, 2022), una delle sorprese più gradite dello scorso anno. Naturalmente nella Mecca del cinema successo equivale a sequel e così, con tempi di lavorazione rapidissimi, il 2023 vede la distribuzione mondiale di Scream VI, ancora una volta diretto dal duo di giovani directors. Anche in questo caso box office e critica stanno promuovendo il film, nonostante l'assenza per la prima volta della storica eroina Sidney Prescott, lasciando spazio per un ulteriore proseguo di un nome storico del filone slasher.


A circa un anno dagli eventi narrati nel prequel, il gruppo di sopravvissuti si trasferisce a New York per frequentare il college, accompagnati anche da Sam (Melissa Barrera), che non intende lasciare sola la sorellina Tara (Jenna Ortega). Neanche la distanza siderale da Woodsboro sembra però tenere lontano Ghostface, che torna in azione con l'intento non solo di finire il lavoro iniziato nella cittadina californiana, ma anche di mostrare al mondo gli istinti omicidi della protagonista, che nel frattempo è finita nel mirino dei social, con l'accusa di essere la vera assassina.


A partire dall'incipit Scream VI mette in chiaro la volontà dei registi di giocare ancora con il labile confine tra omaggi a Craven e innovazione, smascherando per la prima volta il killer mascherato, per poi rivelare che in realtà esiste un ulteriore omicida che diventerà il vero villain della pellicola. Il leitmotiv con cui tentano di mantenere un equilibrio tra i due poli diventa in questo caso il concetto di saga, nell'accezione più contemporanea del termine, tanto che nell'immancabile sequenza in cui vengono enunciate le regole del gioco i punti di riferimento diventano il Marvel Cinematic Universe e Star Wars, che hanno ampiamente superato o limiti tradizionali del termine fino a trasformarsi in universi cinematografici espansi. Ciò comporta che, dopo aver introdotto nuovi protagonisti da affiancare al cast storico con la formula del requel, il lungometraggio deve mantenere alta la fidelizzazione del pubblico con un ulteriore spinta al rinnovamento, al punto da poter persino fare a meno degli eroi più amati dalle generazioni più attempate, come nel caso di Han Solo in Star Wars: Il risveglio della Forza (Star Wars: The Force Awakens, J. J.  Abrams, 2015). E le novità rispetto al canone non mancano, seppur sempre attente a non stravolgere del tutto ciò che ha reso iconica la creatura scritta a metà anni Novanta da Kevin Williamson, confermando ancora una volta l'intelligenza degli autori di Ready or Not (2019), ma non è tutto oro quello che luccica. 


In maniera non dissimile da quanto avveniva nel precedente capitolo, il film funziona egregiamente come slasher e come opera in sé, forte di una notevole inventiva per gli omicidi, forse tra i più violenti graficamente della saga, un gruppo di personaggi principali ancor più affiatati e caratterizzati, complice anche l'assenza di "figure ingombranti" quali Sidney e Linus, e alcune sequenze formalmente davvero pregevoli, tra cui spicca in particolare quella ambientata nella metropolitana, dove l'alternanza tra luci e ombre e un ottimo montaggio alternato portano a livelli di suspense a cui raramente è stato abituato il pubblico affezionato a tale filone orrorifico. Eppure non si può giudicare la pellicola senza ricordare cosa comporti chiamarla Scream: un nome che è sinonimo certamente di horror, della caccia in pieno stile whodunit all'identità dell'assassino e di humour metafilmico ma soprattutto di riflessione teorica e sociale sul cinema dell'orrore e del suo rapporto con gli spettatori, il vero cuore pulsante del franchise. A ogni nuova iterazione Craven aveva puntato lo sguardo sulle evoluzioni più recenti della spettatorialità, su quali effetti avesse il genere che aveva più spesso frequentato sul pubblico, specialmente quello adolescente, che era sempre stato al centro della sua filmografia. Di tutto questo non sembra esserci alcuna traccia, persino in misura minore rispetto al quinto episodio, così come della maestria estetica del cineasta di Cleveland.


Scream VI resta in definitiva uno dei migliori slasher per qualità di scrittura e cura formale, un notevole horror con tocchi di giallo e black humour metacinematografico ma ben lontano dall'aggiornare alla nuova decade l'indagine sociologica che rendeva questo franchise un unicum all'interno del panorama hollywoodiano.

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