mercoledì 27 dicembre 2023

REBEL MOON - PART ONE: A CHILD OF FIRE: I MAGNIFICI SETTE ARTURIANI NELLO SPAZIO SIDERALE

Chiusa una fase quantomeno turbolenta come quella dell'ormai defunto DCEU, Zack Snyder collabora oggi assiduamente con Netflix, che, grazie ai buonissimi risultati ottenuti dal regista con Army of the Dead (2021), gli concede totale (o quasi) libertà nella realizzazione di un progetto decennale, una space opera chiamata Rebel Moon. Inizialmente l'idea nasce come possibile spin-off ambientato nel franchise di Star Wars, pensata per offrirne una visione maggiormente indirizzata al pubblico adulto, in maniera non dissimile da Rogue One: A Star Wars Story (Gareth Edwards, 2016), ricevendo un cortese rifiuto dai vertici di Lucas Film. A questo punto Snyder rimaneggia il soggetto dando vita a un proprio universo narrativo, per il quale il colosso dello streaming prevede numerose espansioni crossmediali. Ecco dunque che nel corso di dicembre 2023 viene distribuito, anche in alcune sale americane ed inglesi, Rebel Moon - Part One: A Child of Fire, prima parte del dittico già girato dal cineasta americano in versione parzialmente ridotta per venire incontro a un rating adatto a un pubblico adolescente. In attesa di scoprire anche la versione estesa della stessa e la seconda parte, che arriveranno entrambe intorno ad aprile del 2024, scopriamo come mai anche questo film ha nettamente diviso critica e pubblico, con giudizi però prevalentemente negativi.


Ambientata in un immaginario universo futuristico dominato dall'impero di Mondo Madre, al momento però in preda a una crisi politica di cui sta approfittando il sanguinario reggente Balisarius (Fra Fee), la pellicola segue il tentativo di ricostruirsi una vita pacifica da parte di Kora (Sofia Boutella), ex comandante dell'esercito che, dopo aver disertato, ha trovato rifugio in una comunità contadina ai limiti dei possedimenti di Mondo Madre. Purtroppo però una nave spaziale comandata dall'ammiraglio Noble (Ed Skrein) arriva sul pianeta Veldt, dove vive la donna, in cerca di un gruppo di ribelli e chiede delle provviste proprio al suo villaggio. Il crudele ufficiale uccide senza pietà il leader della comunità per poi obbligarla a rifornire i soldati con l'intero raccolto dei campi. Quando alcuni di essi tentano di stuprare una ragazza del villaggio, Kora abbandona l'idea di fuggire e uccide l'intera guarnigione lasciata da Noble sul pianeta. Una vera e propria dichiarazione di guerra per la quale la protagonista decide, accompagnata dall'amico Gunnar (Michiel Huisman), di andare in cerca di guerrieri in grado di difendere i contadini dalla rappresaglia dell'esercito, a cominciare dall'ex generale Titus (Djimon Hounsou).


Giudicare questa prima parte di Rebel Moon è tutt'altro che un compito semplice, poiché è fin troppo evidente la natura episodica della stessa, così strettamente connessa alla seconda da pregiudicarne la riuscita complessiva come opera autosufficiente. A questo deficit narrativo contribuisce però anche una scrittura priva di equilibrio, dato che la pellicola si divide in una prima metà di introduzione alla vastissima lore e soprattutto ai due protagonisti assoluti, Kora e Gunnar, che funziona a dovere, creando una notevole curiosità nello spettatore nei confronti di quanto seguirà e una certa dose di empatia verso tali personaggi. Meno riuscita risulta, d'altro canto, l'altra metà, dove l'assemblaggio della squadra di rinnegati, chiaramente ispirata a I sette samurai (Akira Kurosawa, 1954), per difendere i contadini vessati dal potere politico e militare di Mondo Madre viene affrettata così tanto da lasciare poco spazio per dare vita a un tangibile rapporto sia tra i personaggi che tra questi ultimi e il pubblico. Persino una delle più interessanti divagazioni rispetto alla chiara matrice lucasiana del lungometraggio viene depotenziata dalla suddetta fretta nel giungere alla battaglia centrale.

Detto di questi tutt'altro che trascurabili difetti, probabilmente ascrivibili in realtà alla scelta di mostrare prima il montaggio più breve, il film mostra anche tanti lampi di bellezza, a cominciare dalla fotografia, curata personalmente da Snyder. In un panorama dominato da scelte di inquadrature, illuminazione e lenti completamente standardizzate come quello degli attuali blockbuster, è rinvigorente assistere a sequenze illuminate perlopiù da luce naturale e con un singolare utilizzo del fuori fuoco come quelle ambientate nel villaggio su Veldt, dove l'ispirazione al maestro del cinema giapponese si evince anche sul versante formale e non soltanto su quello del racconto. In particolare la scena in cui dialogano la ragazza interpretata da Charlotte Maggi e Jimmy (Anthony Hopkins), un robot che aiuta Kora a uccidere i soldati sul pianeta, spicca per il lirismo espresso dalla forte illuminazione delle inquadrature e la cornice bucolica che circonda i personaggi, con un'atmosfera di incontro tra due outsider che ricorda Frankenstein di James Whale (1931), così come alcuni momenti di L'uomo d'acciaio (Man of Steel, Zack Snyder, 2013). Le concessioni alla contemplazione dell'affascinante pianeta in cui vive la protagonista vengono esaltate anche da una cgi egregiamente implementata all'interno dei set ricostruiti materialmente, donando scorci davvero suggestivi su una galassia che promette davvero mondi interessanti da esplorare per qualunque fan della sci-fi più avventurosa.


Allo stesso mondo il panorama politico e sociale tratteggiato solo parzialmente in questa prima pellicola rievoca certamente classici della space opera quali Star Wars e Dune, ma con evidenti riferimenti anche alla politica militarista statunitense e, soprattutto, al tanto amato da parte dell'autore ciclo bretone, come è possibile notare dalla caratterizzazione di alcuni personaggi o dalle vicende riguardanti la decaduta famiglia reale di Mondo Madre, i cui guerrieri, peraltro, vengono spinti a creare dei rapporti affettivi con un commilitone per combattere al meglio, prendendo in prestito un'usanza tipica di quel mondo ellenico che affascina Snyder quasi quanto le avventure di Artù. Tutto ciò però al momento resta purtroppo fin troppo sospeso a causa della scelta di dividere quello che è senza alcun dubbio un unico grande film in due, così come quella, ancor più discutibile, di rilasciare in anticipo un montaggio evidentemente monco rispetto a quello più corposo che arriverà tra qualche mese. Il giudizio su Rebel Moon dunque resta sospeso a mio parere. Promosso ma con riserva.

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