lunedì 2 dicembre 2019

IT - CAPITOLO DUE: LA RESA DEI CONTI CON I PROPRI DEMONI

Il tutt'altro che atteso fenomeno cinematografico del 2017 è stato senza dubbio It, trasposizione diretta da Andy Muschietti di uno dei più celebri romanzi di Stephen King, già adattato nel 1990 per la televisione con una produzione in due puntate divenuta cult. Chiunque conoscesse l'opera originale o almeno la sua versione per il piccolo schermo una volta conclusa la visione del film sapeva di aver assistito solamente a circa metà delle avventure del Club dei Perdenti e dunque era facilmente pronosticabile l'arrivo di sequel. Il 2019 ha così visto l'arrivo nelle sale di tutto il mondo di It - Capitolo 2 (It: Chapter Two), conclusione del dittico che conferma gran parte del cast del prequel, a partire dal regista, aggiungendo quasi unicamente le versioni adulte dei protagonisti. Visti i numeri al botteghino ottenuti dal primo capitolo, le recensioni per la maggior parte positive e il gran numero di fan sparsi per il globo del capolavoro kinghiano l'attesa era davvero tanta, finendo per penalizzare molto più del dovuto la ricezione della pellicola. Chiaramente parliamo di un ulteriore successo per Muschietti, grazie agli oltre 400 milioni di dollari incassati e a una accoglienza da parte della critica discreta ma i risultati del predecessore restano ben lontano.

Ambientato ventisette anni dopo gli accadimenti del prequel, il lungometraggio in analisi vede il cosiddetto Club dei Perdenti alle prese con la vita da adulti, tutti in città e contesti molto diversi: Bill (James McAvoy da adulto, Jaeden Martell da ragazzo) è uno scrittore e sceneggiatore di successo ma frustrato dalle critiche ai suoi finali; Beverly (Jessica Chastain/Sophia Lillis) è una stilista di livello mondiale; Ben (Jay Ryan/Jeremy Ray Taylor) ha esaudito il suo sogno di diventare architetto e dimostra una forma fisica da modello; Richie (Bill Hader/Finn Wolfhard) è un famoso stand-up comedian; Eddie (James Ransone/Jack Dylan Grazer) lavora in ambito assicurativo; Stan (Andy Bean/Wyatt Olef) è un uomo d'affari di successo. Tutti vivono lontano da Derry, tranne Mike (Isaiah Mustafa/Chosen Jacobs), rimasto nel piccolo borgo del Maine in qualità di bibliotecario e che pare essere l'unico a ricordare ciò che era accaduto durante la loro giovinezza. In seguito alla scomparsa di un numero crescente di abitanti di Derry lo stesso Mike contatta telefonicamente i suoi vecchi amici, ricordandogli della promessa fatta nel finale del capitolo precedente: Pennywise (Bill Skarsgard), il mostro dalle sembianze di clown, è tornato e i Perdenti questa volta devono ucciderlo definitivamente.

Probabilmente molta delusione da parte del pubblico verso questo It - Capitolo 2 deriva da una "minore" presenza di scene prettamente orririfiche rispetto al capostipite e in parte non si può definire errata un'affermazione di questo tipo. A ben vedere, in effetti, Muschietti in questa chiusura del cerchio iniziato nel 2017 dona maggiore enfasi e approfondimento allo scavo del percorso psicologico ed emotivo occorso ai protagonisti, riuscendo così non solo a rendere personaggi a tutto tondo tutti i componenti del gruppo di amici ma anche a creare un giusto parallelo tra la maturazione dei personaggi e quella delle loro paure. Il clown danzante, esattamente come nel romanzo, non può che rappresentare una sorta di reificazione del male insito nella natura umana e delle paura che ogni uomo o donna è costretto ad affrontare nel corso della vita (non a caso è un essere mutaforma) e dunque diventa del tutto naturale che a dei ragazzini alle soglie della pubertà si manifesti in forme mostruose degne del più variegato tunnel dell'orrore, mentre per uomini e donne tra i trenta e i quarant'anni il terrore prende forme ben diverse. I mostri nell'armadio di ogni adulto assumono aspetti ben più sfumati, legati strettamente all'età che avanza, a una gioventù ormai svanita, ai problemi quotidiani e ai rimpianti che accompagnano ogni decisione presa. It - Capitolo 2, a differenza del prequel per ovvie ragioni, è una pellicola intrisa di nostalgia malinconica, di rimpianti e di lotte interiori tra due forze centrifughe: una che spinge l'uomo a dimenticare e accantonare il passato come se non fosse mai esistito, chiudendo gli occhi dinanzi a esso; l'altra che al contrario porta un adulto maturo a decidere non voltarsi più dall'altra parte, di ricordare il dolore provato nel passato e nel presente e di affrontare i propri demoni. Seguendo questa interpretazione si può comprendere come mai il cineasta argentino abbia scelto per questo sequel di recuperare il continuo salto temporale tra presente e adolescenza dei protagonisti, piazzando non a caso le apparizioni più fisiche e mostruose di Pennywise proprio nei flashback.
Questo slittamento di preminenza tra gli elementi tipicamente di genere e lo scavo psicologico non significa che il lungometraggio non abbia i suoi momenti di puro horror e soprattutto che rinunci alla ottima inventiva di Muschietti per gli spaventi: i tormenti personali di ogni Perdente rafforzano la partecipazione emotiva dello spettatore, grazie anche alle ottime performance del cast corale guidato da McAvoy e Jessica Chastain, e in tal modo anche la potenza orrorifica delle più sporadiche apparizioni di It e delle creature legate alla sua presenza a Derry. Persino la prima sequenza, un vero e proprio prologo talvolta criticato per la presunta distanza rispetto alle vicende di Billy e gli altri, assurge egregiamente al ruolo di introduzione ai toni e ai temi del film, in particolare nel momento in cui la coppia di giovani omosessuali (da notare che uno dei due è interpretato dal noto regista e attore Xavier Dolan) viene assalita e pestata non dal malefico clown, bensì da un gruppo di bulli omofobi. Mai come in questa scena, tutt'altro che edulcorata anche nella violenza grafica, esplode con chiarezza il pessimismo antropologico ereditato dal romanzo di King: certo a sbranare il povero Adrian è Pennywise, un essere alieno, ma ad averlo ridotto in fin di vita e gettato (letteralmente) nelle fauci della creatura sono stati giovani uomini (tra cui addirittura un adolescente), capaci di una ferocia incontrollata e incontrollabile solamente a causa del sesso della persona amata da uno sconosciuto. Questo è il vero Male, quello che nelle menti e nelle avventure dei Perdenti prende le sembianze di It ma che ogni lettore e spettatore conosce fin troppo bene, già dall'adolescenza. Adolescenza che però assume in sé anche la prerogativa di unico bagliore di luce pura all'interno della vita umana; locus amoenus in cui sbocciano le uniche autentiche forme di amicizia ed amore, così potenti e cristalline da poter sopprimere persino l'ombra gettata dal Male. Ecco dunque perché uno sparuto gruppetto di ragazzini prima e di adulti insoddisfatti dopo riesce a sconfiggere una forma di vita aliena sopravvissuta per secoli e in grado di trasformarsi in qualunque incubo la mente umana possa partorire.

La purezza dell'amore adolescenziale può vincere tutto e tutti. Paura, rimpianto, vergogna, senso di colpa, menzogne. Forse anche quella pecca (più o meno) veniale che affligge Billy e lo sceneggiatore Gary Dauberman quando si tratta di concludere una bella storia. Il didascalico finale di It - Capitolo 2, macchiato secondo me anche da una svolta del racconto di dubbio gusto sul versante morale oltre che prettamente narratologico, non mina comunque il magnifico affresco dipinto da Muschietti sull'ancor più straordinario soggetto fornitogli da Stephen King (il romanzo It) e dalla vita (l'adolescenza). 

Nessun commento:

Posta un commento