martedì 5 marzo 2019

AQUAMAN: IL FANTASY ORGIASTICO DI JAMES WAN

Avendo affrontato un'intera tesi di laurea sul fenomeno Superman e in particolare sulla sua versione snyderiana resto sempre molto vigile sulle produzioni Warner tratte dai fumetti DC Comics, così mi sembra naturale portare alla vostra attenzione Aquaman, diretto nel 2018 da quel James Wan capace di spadroneggiare fin da giovanissimo all'interno del filone horror contemporaneo. Con un curriculum che vanta la creazione di franchise da centinaia di milioni di dollari quali Saw e The Conjuring, il regista malaysiano riesce anche nell'ambito supereroistico a imprimere il proprio tocco da Re Mida, dando vita al maggiore incasso dell'universo cinematografico inaugurato da L'uomo d'acciaio (Man of Steel, Zack Snyder, 2013) pur dovendo contare su un personaggio il cui appeal popolare rasentava lo zero prima della realizzazione del film (o quanto meno della sua prima apparizione nel controverso Justice League, realizzato solo in parte da Snyder nel 2017).

La pellicola, ambientata a un anno circa di distanza dalle vicende narrate nel crossover con i maggiori supereroi di casa DC, rappresenta la vera origin story di Arthur Curry/Aquaman (Jason Momoa), svelandone attraverso alcuni flashback la nascita e l'infanzia travagliata a causa della sua essenza di figlio di due mondi: suo padre (Temuera Morrison) è un umile guardiano di un faro mentre sua madre Atlanna (Nicole Kidman) è la regina di Atlantide, fuggita da un matrimonio impostole. Il presente riporta, inaspettatamente, il mondo sommerso materno nella vita del protagonista quando il fratellastro Orm (Patrick Wilson) architetta un mefistofelico piano per muovere guerra agli uomini. Tutti i regni che formano gli abissi marini sembrano assecondare i propositi bellici del reggente atlantideo, con l'eccezione di Vulko (Willem Dafoe) e Mera (Amber Heard) che si rivolgono ad Arthur chiedendogli di reclamare il trono che gli spetta di diritto.

Se da più di dieci anni i cosiddetti cinecomic spopolano al botteghino mondiale e stanno inesorabilmente accaparrandosi fette sempre più consistenti di consenso anche tra gli addetti più intransigenti verso il cinema popolare probabilmente è la capacità di poter incorporare al suo interno canoni estetici e narratologici estremamente eterogenei, provenienti da qualunque tipo di genere o persino dalle produzioni più indipendenti o autoriali. Aquaman nello specifico è un esempio perfetto di questa particolarità del filone supereroistico attuale per la sua capacità di mescolare all'interno di circa due ore e venti topoi provenienti dai generi più disparati, frullandoli con una strafottenza che soltanto un abile orchestratore sarebbe stato capace di rendere digeribile. Senza mai prendersi troppo sul serio la pellicola passa in scioltezza attraverso momenti di pura azione all'avventura di matrice spielberghiana passando per una sezione puramente horror che mostra per la prima volta cosa sarebbe in grado di fare Wan nel suo campo di gioco preferito potendo contare su un budget da blockbuster (ricordo che tutti i suoi successi in ambito orrorifico restano produzioni che difficilmente superano i dieci milioni di dollari di spesa). Mettere insieme in maniera vincente tanti stimoli così distanti non è certo un'impresa semplice ma l'autore di Insidious (2010) dimostra la propria levatura di regista di genere mettendo in primo piano lo stile, rendendo la forma l'ingrediente capace di legare tutti i sapori sparati in faccia allo spettatore. Per ogni sequenza o scena il cineasta riesce sempre a utilizzare i movimenti di macchina più adeguati ad alzare l'asticella della spettacolarità e della fascinazione puramente sensoriale, come dimostrano i piani sequenza di notevole livello estetico ed efficacia attrattiva con cui mette in scena lo scontro tra Atlanna e gli atlantidei o la spericolata lotta che coinvolge Arthur e Mera in Sicilia. In particolare quest'ultima gode del ricorso a carrelli e zoomate digitali che rompono con l'ormai logoro montaggio alternato tipico di scene simili, caricando l'adrenalina dello spettatore come se si trovasse dinanzi ad azioni realizzate con stunt artigianali e non con green screen.
Come Bava e Argento, non a caso citati più volte da Wan come fonti di ispirazione, insegnano il cinema di genere relega in secondo piano la costruzione narrativa di stampo romanzesco per dare vita alle soluzioni più ardite di messinscena ed ecco perché Aquaman presenta un impostazione così improntata alla centralità del visuale ma è altrettanto evidente come la sceneggiatura improntata al disvelamento dell'eroe di matrice epica-cavalleresca risulti una scelta dettata dalla volontà di girare un vero e proprio cinecomic fantasy. All'epopea del re dei mari DC non manca nessuno degli elementi costituenti tale filone narrativo, a cominciare dal nome del protagonista che richiama il più celebre cavaliere dell'epica occidentale, e persino le continue bizzarrie estetizzanti con cui vengono rappresentati gli esotici mondi subacquei richiamano capisaldi del genere, tra i quali spicca per numero di riferimenti la saga di Star Wars, dichiaratamente citata dall'autore e omaggiata attraverso una miriade di invenzioni coloristiche riprese spudoratamente (nella migliore accezione del termine) dalla trilogia prequel (si pensi ad esempio a quanto Atlantide somigli alla Coruscant notturna vista in Star Wars: Episode II - Attack of the Clones del 2002, complici anche i movimenti della mdp digitale molto simili a quelli di George Lucas).

Aquaman non è un film rivoluzionario dunque, non si avventura nei simbolismi e nelle riflessioni mitologico-religiose della trilogia snyderiana su Superman o nei cunicoli dell'io affrontati da Nolan nei suoi lungometraggi su Batman, ma offre al pubblico un concentrato di spettacolo visivo e narrazione essenziale irresistibile, spesso eccessiva ma simpaticamente strafottente, come quelle rockstar che il gigante Momoa richiama con il suo look e l'atteggiamento bonariamente cafone.

1 commento:

  1. Mi piace guardare film e questo sito https://www.filmpertutti.one/7802-toy-story-4-2019-ita-hd-6.html Mi è davvero piaciuto. Sono costantemente alla ricerca di nuovi articoli e non posso onestamente dire nulla di male.

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