martedì 11 luglio 2017

COME UN TUONO: TRAGEDIA ATTICA AL TEMPO DELLA PICCOLA PROVINCIA AMERICANA

Reduce dal fortunatissimo Blue Valentine (2010) Derek Cianfrance scrive e dirige due anni dopo The Place Beyond the Pines, o in Italia Come un tuono, un vero e proprio banco di prova per la sua carriera. Nonostante le reazioni non siano state universalmente entusiastiche come per il precedente lavoro il film ha ricevuto il plauso della critica e i favori del pubblico, specie per l'interpretazione di Ryan Gosling.

L'arco narrativo può essere suddiviso in tre atti, quasi autoportanti come veri e propri mediometraggi all'interno di una trilogia. Il primo ha per protagonista proprio il personaggio interpretato da Gosling, un motociclista chiamato Luke che si esibisce in una sorta di circo itinerante come stuntman. Una sera dopo lo spettacolo scopre di avere un figlio con una sua precedente amante (Eva Mendes), così abbandona la carriera per stabilirsi nella cittadina in cui vivono i due e trova lavoro come meccanico. Non riuscendo a guadagnare abbastanza da mantenere quella che vorrebbe far diventare una vera e propria famiglia inizia a darsi alle rapine in banca. Il secondo atto inizia nel momento in cui il destino del bel motocilista si incrocia con quello di Avery Cross (Bradley Cooper), poliziotto con poca esperienza ma grande ambizione, il quale eredita i panni del protagonista e di eroe del proprio distretto, un luogo in cui la corruzione dilaga a sua insaputa. Infine l'ultimo atto, del quale non rivelo i protagonisti causa spoiler, chiude il cerchio.

Fin dal breve sunto della trama appare chiara l'ambizione insita in questa terza fatica del giovane cineasta statunitense e la marcata ispirazione al teatro tragico attico, un mondo in cui nessuno è prettamente buono o solamente cattivo e nel quale l'unica legge vigente è quella del fato, monarca assoluto che punisce senza pietà chiunque abbia peccato. Non importa quanto un uomo cerchi di rimediare alla sua colpa, nella visione tragica della vita questi non potrà sottrarsi al castigo divino. Non c'è alcuna traccia di libero arbitrio o redenzione in Come un tuono, chi sbaglia paga e non solo lui ma persino le generazioni successive ne ereditano il peccato originale (unico principio cristiano presente nell'opera) senza però poter annullarlo attraverso il rito del battesimo.

Una mancanza, quella della libertà dell'individuo, sottolineata a più riprese dalla macchina da presa di Cianfrance, come sottolinea il meraviglioso quanto conturbante (in senso freudiano) piano sequenza iniziale, durante il quale la camera segue da una distanza così ravvicinata Luke da sembrare quasi uno spettro alle sue costole e lo stunt all'interno di una sfera metallica sembra essere il simbolo dell'intera vicenda narrata: una storia di uomini in gabbia, schiavi di dinamiche ben più grandi di loro. Certo all'interno di questa cella il giovane corre e si diletta con il proprio talento ma finisce per schiantarsi irrimediabilmente, proprio come un tuono. Sintomi e prove di questa chiave di lettura dell'epica costruita dall'autore di Blue Valentine sono anche le numerose trasgressione che si concede rispetto ai codici dei generi americani che, soprattutto nel western e nell'action, privilegiano figure di uomini-titani capaci di ergersi contro una sorte avversa risultandone vincitori, in pieno rispetto del sogno americano del self-made man. Non in questo caso.

In conclusione consiglio la visione di The Place Beyond the Pines non solo a chi era rimasto folgorato dalla precedente pellicola del suo regista ma a chiunque abbia l'ostinazione di cimentarsi con un'opera tanto amara quanto elegantemente realizzata, capace di rendersi memorabile grazie proprio ai suoi azzardi.

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