Se oggi Keanu Reeves, dopo essere stato sulla cresta dell'onda a cavallo tra gli anni Novanta e i primi anni del terzo millennio, è riuscito forse a superare persino la fama acquisita nei panni di Neo, diventando una star anche tra la generazione z a colpi di meme, è principalmente merito di John Wick (Chad Stahelski, David Leitch, 2014), action girato con budget modesto ma capace di rilanciare l'intero genere a Hollywood e un franchise di crescente successo commerciale. Il 2023 vede l'arrivo in sala di John Wick 4 (per la regia del solo Chad Stahelski), che, forte di una produzione quanto mai assimilabile a quella di un blockbuster e di un cast arricchito da alcune new entry di livello mondiale, sta sbancando il box office, con recensione altrettanto entusiastiche in tutto il mondo.
Ambientato immediatamente dopo gli avvenimenti del precedente capitolo, il film vede John (Keanu Reeves) alle prese con la fase finale della propria lotta contro l'organizzazione chiamata la Gran tavola, al cui comando è stato posto il Marchese De Gramont (Bill Skarsgard), che pur di mettere fine alla ribellione dell'ex membro non ha remore nel distruggere l'hotel di Winston (Ian McShane) e assoldare Caine (Donnie Yen), infallibile killer cieco e amico di lunga data del protagonista.
Lavorando sulle defezioni del pur godibile terzo episodio della saga, John Wick 4 spicca in primo luogo per un'attenzione maggiore alla narrazione, che in questo caso non si limita a fungere da legante per le sequenze d'azione, sfruttando anche l'indubbio fascino della mitologia incentrata su una società segreta internazionale di assassini ricca di simbologie e codici degni dei migliori Assassin's Creed, bensì circonda l'eroe di una folta schiera di personaggi, più o meno importanti ai fini del racconto, dotati di indubbio carisma e motivazioni tali da toccare anche l'emotività del pubblico. Non più semplice carne da macello o avversari utili solo a esaltare le mirabolanti abilità di John come in una sorta di picchiaduro: Caine, in particolare, spicca nella sua specularità con il primo al punto da assurgere a vero e proprio antieroe co-protagonista più che tormentato villain, meritandosi persino l'onore di una scena post-credit. I riferimenti videoludici, già alla base della formula instaurata dal capostipite, vengono in questo quarto capitolo ripetute, espanse e persino messe in vetrina con atteggiamento prettamente postmoderno. Esemplare di tale volontà metatestuale e autoconsapevole è il già iconico piano sequenza in plongéè che riprende il protagonista mentre lotta contro una folta schiera di nemici in un palazzo settecentesco: la cinepresa non si limita a sottolineare con sinuosi movimenti il virtuosismo delle coreografie della lotta ma inquadra esplicitamente la cima di ogni parete divisoria, rivelando la natura di pura scenografia cinematografica della location. Un puro artificio di rottura del realismo classico americano direttamente connesso al tipo di ripresa scelto, estremamente simile a quello che caratterizzava i primi due Metal Gear Solid, nei quali il director Hideo Kojima si è sempre divertito a rompere la quarta parete e giocare con il carattere illusorio del medium.
In linea con questa divertita e ostentata coscienza della sua essenza di finzione filmica, la pellicola estremizza ulteriormente anche la ricercatezza estetica, mettendo al bando ogni pretesa di verosimiglianza in nome della perfetta stilizzazione dei gesti atletici e della composizione delle inquadrature, sempre perfettamente equilibrate e caricate da scenografie curate fino al minimo dettaglio ed esaltate dagli ormai immancabili neon tanto cari alla saga. I colori, in particolare, tendono così tanto al rifiuto di ogni naturalismo in favore quasi unicamente di variopinte luci artificiali, spesso palesemente non diegetiche, da richiamare alla mente il cinema di Mario Bava, specie quando tinte verdi e viola dipingono i volti dei personaggi proprio come accadeva in I tre volti della paura (Mario Bava, 1963) e altri capolavori del regista italiano.
Aumentando a dismisura i topoi che hanno decretato il successo del franchise ma al contempo l'ambizione per quanto concerne location e respiro narrativo, John Wick 4 rappresenta l'apice del percorso iniziato nel 2014, donando alla vendetta dell'omonimo antieroe un carattere epico degno della migliore sintesi tra western hollywoodiano e azione made in Hong Kong. Un titolo imperdibile per chiunque ami il cinema di genere e la ricerca della perfezione estetica in esso.
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