Ambientato in un ipotetico futuro in cui l'umanità intera vive sotto un unico regime, il lungometraggio segue il percorso di maturazione di Johnny Rico (Casper Van Dien), neodiplomato di Buenos Aires che, ispirato dalle lezioni del professor Rasczak (Michael Ironside) ma soprattutto dalla volontà di seguire la fidanzata Carmen (Denise Richards), decide, contro il volere dei genitori, di arruolarsi. Partiti alla volta della leva di due anni, il protagonista, Carmen e il loro migliore amico Carl (Neil Patrick Harris) vengono divisi a seconda delle attitudini in tre diversi corpi: fanteria per il primo, aeronautica per il secondo e intelligence per l'altro. Nonostante la promessa di restare per sempre amici la vita militare cambierà per sempre le loro vite, specialmente nel momento in cui l'umanità dichiarerà guerra a una razza aliena nota come "aracnidi", rea di aver polverizzato proprio la città argentina.
All'interno di questo desolante contesto Verhoeven racconta il Bildungroman di Rico, tipico liceale nelle sequenze ambientate prima della leva militare ma che poi finisce per attraversare le tipiche fasi della maturazione (delusioni amorose, tradimenti, assunzione delle proprie responsabilità, perdita dei genitori ecc.) in un milieu intriso di odio per il diverso e disumanizzazione imperante. Significativa di questa crescita che porta a una costante perdita di umanità del giovane uomo è l'impassibilità che mostra nei riguardi dell'ex fidanzata e dei suoi migliori amici prima della battaglia finale. Per rendere palpabile, reale, questa discesa verso spersonalizzazione del personaggio interpretato da Van Dien (non a caso alto, biondo e prestante), l'autore di Elle (2016) sceglie, rendendo ancora più inequivocabile la sua volontà di utilizzare il futuro per parlare di presente e passato, come fonte d'ispirazione il regime nazista e il suo condizionamento delle menti attraverso la propaganda. Come dichiarato dallo stesso regista, alcuni dei servizi giornalistici o pseudodidattici mostrato durante il film replicano, inquadratura per inquadratura, scene delle pellicole di regime dirette da Leni Riefenstahl o addirittura filmati propagandistici statunitensi realizzati per la chiamata alle armi durante la Seconda guerra mondiale o durante la caccia alle streghe del maccartismo. Un espediente formale di fortissima critica politica dunque rivolto non solo all'orribile passato vissuto dalla Germania o a delle possibili future derive autoritarie dei governi attuali ma anche un durissimo atto d'accusa nei riguardi delle scelte compiute dagli Stati Uniti, sia nel passato più recente che nel presente, in nome di un imperialismo di fatto celato sotto l'etichetta di "esportazione della democrazia".
Come già accaduto con RoboCop, Starship Troopers risulta in conclusione una cinica satira rivolta verso ogni tipo di militarismo o estremismo politico in genere, con l'attenzione rivolta soprattutto alle ombre della democrazia USA, resa ancor più avvincente e sottile dal ricorso alla struttura narrativa tipica del romanzo di formazione. Un monito stavolta destinato in primis proprio al mondo dell'educazione in quanto specchio più efficace delle reali intenzioni politiche della classe dirigente, ma anche un grande esempio di come un autore cinematografico possa adattare un soggetto preesistente alla propria poetica e al proprio stile. Persino quando si intende attaccare il paese nel quale il film viene prodotto.